La riscoperta - Il XIX secolo
Il “tesoretto” di Lodi Vecchio: occultamento, scoperta, dispersione
Torniamo indietro nel tempo di centinaia e centinaia di anni. Immaginiamo che nel III secolo dell’Impero, un benestante laudense, spaventato da una minaccia incombente e assillato dal l’incertezza dei tempi, nasconda in un luogo segreto un bel gruzzolo di monete e i gioielli di famiglia, da riutilizzare oppure in parte fondere e vendere a pericolo passato. Egli affida il prezioso bottino a un vaso che chiude con una coppa d’argento e lo seppellisce. Ma gli eventi precipitano. Nessuno tornerà mai più a recuperare il tesoro.
Passano i secoli e, per caso, nell’aprile del 1892, il “tesoretto” ritorna alla luce nei pressi di Lodi Vecchio, nel campo San Michele, proprietà del signor Pietro Corneliani. La stampa locale si interessa subito della ghiotta scoperta e segue le vicende dei pezzi dopo il ritrovamento, mentre Bassano Martani, conservatore del Museo di Lodi e ispettore agli scavi per il territorio, inizia a esaminarli. Gli scritti, tutti del 1892, rivelano alcune discrepanze, soprattutto sul numero delle monete.
Il Cittadino di Lodi, dopo una sintetica notizia apparsa il 30 aprile, che registra il rinvenimento di “grandissima quantità di monete d’argento e d’oro” romane e di gioielli, riserva la prima pagina del 7 maggio a un lungo articolo. Nel testo l’autore, oltre a riportare che il Martani ha ricevuto in dono “circa 10 belle monete” dal Corneliani, riferisce di aver visto a casa di questi poco più di 800 monete d’argento, “con impronta degli imperatori da Settimio Severo (194 d.C.), a Gallieno (268 d.C.)”, i monili e la coppa d’argento. Un articolo del 2 giugno sul Corriere dell’Adda a firma B. M. ricorda il ritrovamento in “due diversi ripostigli” e, dopo aver elencato i gioielli e citato 810 monete, si compiace dell’acquisto dei cimeli per il Museo di Lodi, tranne alcune monete rimaste al Corneliani per ricordo e “per adornare il polso della sua Signora con un braccialetto di tutta moda”. Sull’Archivio Storico Lodigiano il Martani riporta notizie analoghe, compresi i due ripostigli “di terra cotta”, ma le monete ammontano a 866, mentre nelle Notizie degli Scavi di Antichità ne menziona 857 conservate in “un grosso vaso di argilla”.

La campagna nei pressi della cascina Lavagna, dove si rinvenne nel 1892 il tesoretto.

Alcuni gioielli del tesoretto di Lodi Vecchio.

Articoli su Il Cittadino di Lodi del 30 aprile 1892, sul Corriere dell’Adda del 2 giugno 1892, con notizie sul tesoretto, e su Il Cittadino di Lodi del 16 luglio 1892, con i dati sulla prima vendita all’asta.
Comunque, per pagare al proprietario del campo le 1.000 lire pattuite, il Museo propone dapprima di vendere 770 monete (i “duplicati”) e alcuni gioielli, operazione fortunatamente non effettuata. Si organizzano poi due vendite all’asta, selezionando le monete in modo che il Museo mantenga “un esemplare di ciascun conio cesareo” e anche “di ciascun rovescio”. La prima asta non va a buon fine, con la seconda si vendono 577 monete delle quali rimane l’elenco. Al Museo restano 229 monete, che però nel catalogo di Martani del 1894 scendono a 208. Nei decenni a seguire, la Seconda Guerra Mondiale, una non adeguata conservazione e la mancanza di un inventario preciso hanno ridotto il numero a 164. Dei gioielli mancano solamente un anello e una fibula.
– The ‘Treasure’ of Lodi Vecchio: Concealment, Discovery, Dispersion
In April, 1892, a hoard comprising more than 800 silver coins, various items of jewellery and a silver goblet was found in campo San Michele in the Lodi Vecchio area.
In all likelihood, the coins were hidden in the 3rd century A.D. in the face of imminent danger. The hoard was purchased by the Lodi Museum but, in order to buy it, 577 coins had to be sold at auction and only 299 were kept, which were then reduced to 208 for reasons unknown. At the present time, only 164 coins are left.