laus pompeia - L'età romana

I secoli dell’impero

Del municipium di Laus Pompeia, che a partire dal I secolo d.C. acquista le forme di una città romana, non rimangono testimonianze monumentali. Non ci aiutano a ricostruirne l’aspetto gli scrittori antichi, come Strabone e Plinio il Vecchio, perché tacciono sulla città e, al pari dei loro predecessori, si limitano a magnificare i prodotti della terra padana (cereali, frutti, carne di maiale, vino) e il ruolo del Po come via d’acqua. A illustrarci la città e la sua vita quotidiana sono invece le testimonianze archeologiche che, soprattutto per i primi due secoli dell’Impero, restituiscono l’immagine di un centro ai margini degli eventi storici ma economicamente vivace, essendo prossimo al Lambro, all’Adda e al Po e collegato a Pavia, Milano, Cremona e Piacenza.

Più dettagliatamente, due epigrafi degli inizi del I secolo d.C. documentano il legame di riconoscenza di Laus Pompeia nei con fronti della famiglia dell’imperatore Tiberio (14-37 d.C.). Una targa rende infatti onore a Tiberio e a Druso ai quali si deve la costruzione di una porta della cinta muraria, mentre Agrippina, prima moglie di Tiberio, viene pubblicamente omaggiata con una dedica.

Qualche decennio dopo, nel 69 d.C., il tumultuoso anno in cui si susseguono quattro imperatori (Galba, Otone, Vitellio e Vespasiano), l’ager laudensis è attraversato dagli eserciti di Otone e Vitellio nel conflitto che coinvolge le vicine Cremona, Piacenza e Pavia e si conclude con la vittoria di Vitellio. Questi è a sua volta sconfitto a Bedriacum dalle truppe di Vespasiano, forse anche con l’appoggio di Laus Pompeia. Un legame particolare con i Flavi (69-96 d.C.) sembra infatti trasparire dalle epigrafi di tre laudensi addetti al culto della famiglia imperiale, uno con l’importante carica di flamine (sacerdote) del divo Vespasiano e due nelle vesti di seviri flaviali in onore di Vespasiano e Tito.

Epigrafe commemorativa di una porta urbica di Laus Pompeia costruita per volere dell’imperatore Tiberio e del figlio Druso, 14-23 d.C; a destra copia fatta eseguire per la propria collezione dall’umanista Bassano da Ponte; Lodi, Museo Civico.

 Nella seconda metà del III secolo d.C. desolazione e terrore si diffondono nel territorio all’arrivo di barbari invasori (Alamanni, Jutungi, Marcomanni) che, assieme alla paura creata dalle epidemie, spinge i benestanti a nascondere sotto terra monete e oggetti preziosi, dando origine ai numerosi “tesoretti” rinvenuti nella bassa Pianura Padana. Sicuramente il dilagare delle orde barbariche è favorito dalla buona rete stradale transpadana, efficiente fino alla tarda romanità. Ne sono prova alcuni miliari provenienti dal territorio, che recano incisi i nomi degli imperatori promotori di opere di riparazione. In uno compaiono Diocleziano, Massimiano, Costanzo Cloro e Galerio, con i quali viene istituita nel 293 d.C.
la Tetrarchia, un “governo a quattro” dell’Impero. Tre iscrizioni testimoniano ulteriori manutenzioni da parte di Valentiniano II, Teodosio e Arcadio, che regnano al tempo del primo vescovo della città, Bassiano (374-409 d.C.).

Nel V secolo d.C. il territorio è ancora scosso dall’arrivo dei Visigoti di Alarico nel 401-402, degli Unni di Attila nel 452, scesi entrambi alla volta di Milano, e degli Eruli di Odoacre, giunto nel 476 all’inseguimento di Oreste, padre dell’ultimo imperatore d’Occidente Romolo Augusto destinato a essere, di lì a poco, spodestato.

Antoniniano in argento di Gallieno con il ritratto dell’imperatore, 256-260 d.C., dal tesoretto di Lodi Vecchio.

Ritratto virile in bronzo, III secolo d.C., da Lodi Vecchio, Milano, Civico Museo Archeologico.

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The flourishing Laus Pompeia never had a central role in history. A few epigraphs dating to the 1st century A.D. record the links the city had with the family of Tiberius and the Flavians, principally Vespasian. In the 3rd century A.D., the arrival of the barbarians drove the wealthy inhabitants to bury small ‘hoards’ of coins and gold; in the same century and the following, some of the emperors repaired the roads in the territory, leaving their names inscribed on milestones. The area was disrupted in the 5th century A.D. by the Visigoths of Alaric (401-401), Attila and the Huns (452 A.D.) and by Odoacre and the Eruli in 476 A.D.