Laus Pompeia - L'età romana

 Memorie cittadine affidate alla pietra

Nel mondo romano la pietra è sicuramente il materiale più apprezzato per tramandare messaggi scritti e visivi, essendo durevole, elegante, abbastanza economico e variamente utilizzabile. Il grande numero di epigrafi a noi pervenute restituisce l’immagine di città costellate di targhe, basamenti, cippi, stele e altari iscritti, ben visibili nelle piazze, ai lati delle strade, nei luoghi sacri e di sepoltura.

Queste pietre trasmettono messaggi celebrativi, commemorativi e religiosi, in lingua latina abbreviata e con formule convenzionali, oggi di difficile comprensione.

Delle epigrafi laudensi, oggi ridotte ad alcune decine, non si conosce quasi mai la collocazione originaria. Confluite in gran parte nel Museo Civico di Lodi, provengono infatti spesso da collezioni private o risultano reimpiegate come materiale da costruzione, utilizzo che ne ha frequentemente causato la lacunosità. Esse, tuttavia, aprono una finestra sulla vita del municipium e dei suoi abitanti soprattutto per i primi due secoli dell’Impero, raccontando le vicende di magistrati, commercianti, artigiani, militari, sacerdoti, fedeli e intere famiglie, oltre ai liberti, schiavi liberati in cerca di riscatto sociale. Ne emerge un ceto medio che nei monumenti iscritti vede un mezzo per ostentare il ruolo ricoperto nella società o il benessere raggiunto.

Stele funeraria di Gaio Caninio Sura, I secolo d.C.

Altare dedicato alla dea Mefite dal seviro flaviale Lucio Cesio Asiatico, fine del I secolo d.C., Lodi, Museo Civico.

Tipologie di monumenti sacri e funerari nelle Storie lodigiane di Cesare Vignati, 1847.

Dalle epigrafi sappiamo che i cittadini di Laus Pompeia risultano iscritti alla tribù (circoscrizione territoriale e amministrativa) Pupinia e che il municipio è retto da un consiglio di decurioni, del quale fanno parte i membri dell’aristocrazia locale, e da magi strati a carica elettiva e annuale, i quattuorviri iure dicundo, preposti principalmente ad amministrare la giustizia, e i quattuorviri aedilicia potestate, addetti soprattutto agli approvvigionamenti e alla cura della città. Ricorrono spesso nelle iscrizioni i seviri, indicati senza ulteriori specificazioni: potrebbero essere i seviri iuvenum, con funzioni di addestramento della gioventù, o i seviri augustales, in genere benestanti e spesso di origine servile, addetti al culto degli imperatori divinizzati e desiderosi di mettersi in luce con un incarico di tipo religioso.

Della vita religiosa restano anche le citazioni di alcuni sacerdoti e le dediche dei devoti, nelle quali figura soprattutto Ercole, che doveva essere venerato in un santuario sulle rive dell’Adda. Si onorano anche Mercurio, Maia, Mefite, forse in relazione alla presenza nel territorio di paludi o di fonti sulfuree, e la Vittoria.

Poco si sa del mondo del lavoro, che nelle epigrafi di Laus Pompeia è rappresentato dai collegi (collegia) professionali più diffusi nel mondo romano, quello dei fabri (fabbri, carpentieri) e quello dei centonarii (fabbricanti di spesse coperte e straccivendoli), quest’ultimo ricordato in una lastra bronzea.

Fuori dalla città, è noto un personaggio pervenuto a un certo livello della carriera senatoria, mentre alcune epigrafi funerarie e le liste di congedo ricordano soldati laudenses, legionari sul confine renano-danubiano e pretoriani al seguito dell’imperatore.

  –  Stone Memorials of City Life

The epigraphs of Laus Pompeia restore the life of its inhabitants, above all, that of the middle classes in the first two centuries of the Empire. The inhabitants, enrolled in the Pupinia tribe, had an administration of decurions and elective, annual magistrates. Religious life is attested by the inscriptions of priests and the followers of a few divinities including Hercules as well as inscriptions of professional colleges (fabri, smiths and centonarii, cloth merchants).

Outside the city, a few soldiers and a Laudense who sought a senatorial career are recalled.