Sotto un volto apparentemente moderno Lodi Vecchio nasconde una storia millenaria e singolare. Millenaria perché la città corrisponde al municipium romano di Laus Pompeia, a sua volta di origini più antiche, singolare per le dolorose vicende che la videro protagonista nel XII secolo, in seguito alle quali finì quasi del tutto annientata e cambiò addirittura il proprio nome.

La città infatti subì per ben due volte gli assalti degli eserciti milanesi, il primo, nel 1111, rovinoso ma non definitivo, il secondo, nel 1158, ai tempi dell’imperatore Federico I detto Barbarossa, talmente distruttivo da costringere i sopravvissuti a cambiare sede e a fondare una nuova città più est, sull’Adda, a 7 chilometri di distanza.

Le macerie della vecchia Lodi, ridotta a cava di materiale da costruzione, servirono allora a edificare la nuova Lodi. Il devastato borgo le cedette anche il nome, assumendo quello di Lodi Vecchio, e si ritirò dalla scena senza scomparire mai completamente.

Ritratto di Federico I detto Barbarossa in una miniatura delle Historiae hierosolymitanae, XII secolo, Roma, Biblioteca Apostolica Vaticana.

Resti delle mura della città con evidenti segni di distruzione.

Il Conventino e l’antistante area archeologica prima degli interventi di restauro e di scavo della Soprintendenza e a lavori ultimati.

La memoria dei tempi antichi ebbe tuttavia la meglio sulla distruzione. Eruditi e collezionisti, fin dal Quattrocento, si diedero a ricercare le vestigia della veneranda città, spesso per incrementare le proprie raccolte di antichità, mentre la terra restituiva casualmente testimonianze che offrivano spunti di riflessione agli studiosi. Durante la riscoperta si verificò però un nuovo episodio di distruzione, poiché, nel 1879, le fondamenta dell’antica cattedrale di Santa Maria, già ridotta a rudere, furono fatte saltare con la dinamite.

Il Museo dedicato alla città e alla sua storia sorge in un luogo emblematico: dalle sue finestre si vede infatti piazza Santa Maria, area del foro della città romana, e si identificano i resti della cattedrale con il Conventino, un tempo parte del complesso ecclesiastico. Si riconoscono anche alcune delle costruzioni moderne che caratterizzano il tessuto urbano di Lodi Vecchio, profondamente modificato dagli interventi degli ultimi decenni. L’espansione edilizia in molti casi ha purtroppo compromesso le testimonianze archeologiche, ma in molti altri è stata accompagnata da monitoraggi, scavi e interventi di tutela da parte della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia, che hanno contribuito nel contempo a recuperare preziosi dati e numerosissimi reperti, oltre a sensibilizzare la cittadinanza alla ricerca del proprio passato.

Il Museo è oggi prova tangibile del successo di queste operazioni.

La città e i suoi nomi

Laus Pompeia (Plinio il Vecchio, I secolo d.C.)
Laude Pompeia (Tabula Peutingeriana, IV secolo)
Laude Pompei (Anonimo Ravennate, VII secolo)
Laus, Laudensis civitas (Paolo Diacono, VIII secolo)
Civitas Laude (documento dell’885)
Veteri Laude (documento del 1167)
Laude veteris (documento del 1179)

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Originating in ancient times and then successively becoming a Roman municipium, the city was destroyed twice during the 12th century by the Milanese. It was deserted in favour of the new Lodi in 1158, took on the name of Lodi Vecchio but did not die out. Several centuries later, humanistic interest in ancient history encouraged the search for traces of Laus Pompeia, leading to a gradual discovery of the past, enhanced by 19th century random finds, archaeological excavations and research.